Mio padre sono due gemelli siamesi. Jair e Giorgio.

 Jair è ebreo, Giorgio è fascista. Jair ha un forte senso della giustizia, Giorgio è un egoista totalitario che non guarda in faccia nessuno. Jair legge il giornale per intero, Giorgio presume come una comare al mercato. 

Finché non sono nata io, i due convivevano come cattolici e mussulmani a istambul, sbeffeggiandosi con reciproca indulgenza.

Poi è successo che jair mi volesse viva, mentre Giorgio mi legava al letto perché pensava che mia madre amasse più me di lui.

È successo che Jair fosse rapito dalla mia musica e Giorgio fosse innervosito dalla mia voce.

Una volta ero in pericolo, molto malata, e Jair ottenne le migliori cure combattendo come un leone per arrivare ai medici più bravi, irraggiungibili, mentre Giorgio cercava di allontanare la mamma dal mio capezzale. 

Jair mi stima e spesso mi sopravvaluta, Giorgio mi disprezza e mi vorrebbe fallita per dimostrare che aveva ragione lui. Jair ha un cuore generoso, Giorgio è stato capace di calcolare quanto aveva speso per me dalla mia nascita e di farne un foglio Excel e di trarne grafici a torta per farmi vedere quanto gli ero costata anche solo di denaro, anche solo di scuola anche solo di dentista o psicanalista. Jair è sessualmente libero e ha una mente aperta, giorgio è elisabettiano, gretto, si atterrebbe alla maggioranza in qualsiasi caso. ‘Se il mondo fosse dei froci, farei l’amore con un maschio’, dice soggetto a capo chino e palmi in vista alla sua debolezza sociale. 

Jair credeva che potessi volare, Giorgio mi derideva per come camminavo, jair voleva sapessi tutto il sapere del mondo, Giorgio mi trattava come un’analfabeta. Jair cercava di darmi ogni chiave possibile di interpretazione dei testi, dei cieli, dei sentieri in montagna, dei pericoli possibili, Giorgio mi aspettava al buio per farmi lo sgambetto, per cogliermi in fallo, per deridermi. 

Jair mi voleva libera, Giorgio ha progettato di rinchiudermi e ha creato nuove e meravigliose serrature che non fossero scassinabili per tenermi dentro. 

E più crescevo, più i due litigavano, si prendevano a schiaffi, Giorgio teneva sveglio jair, lo torturava perché voleva che le sue tesi sulla mia malvagità fossero vere, mentre jair non si stancava di rispondergli picche picche picche, che non era vero, che ero brava, che ero intelligente. 

Non è vero, gridava Giorgio, ci sta fregando, ci stai cascando! 

E, non dormendo, non digerendo nulla di quello che mangiavano, ogni giorno architettavano nuove malattie, nuove idee terribili da confutare. Dalle liti verbali passavano a quelle cellulari, come i duellanti di Conrad, non potendo smettere nemmeno se crollavano addormentati. Perché anche nei sogni si combattevano, anche nel metabolismo sgomitavano l’uno per soverchiare l’altro.

Erano sempre più stanchi, sempre più amareggiati l’uno dall’altro, sempre più accaniti nella loro guerra  dei cent’anni.

E io viva, lo stesso, tirata da una parte e dall’altra, amabile, spregevole, pericolosa, la salvezza, la perdizione? Non è dato sapere. Jair fermava sempre la mano di quell’Abramo di Giorgio e io rimanevo a disturbare la loro esistenza. 

Combattendosi senza tregua, mio padre, che sono due gemelli indivisibili e siamesi, ha distrutto il suo intestino, il suo cuore e i suoi reni, la sua nazione è rasa al suolo da se stessa.

Perfino da morente, Giorgio spera che Jair non ce la faccia a reggere la sua artiglieria,ruggisce molto più di quanto morda, senza certo demordere, ma Jair piange lacrime di vecchio per il dispiacere di avere quel gemello sempre addosso, si dispera, cerca di ucciderlo, anche solo 5 minuti prima di lui, per potermi dire che mi perdona di essere il loro Sarajevo. La prova vivente della loro sconfitta sia di Giorgio su Jair o viceversa, sia di Giorgio su di me o viceversa. 

Ma purtroppo la loro condanna è di vivere fino all’ultimo secondo assieme, di parlare attraverso la stessa bocca e di non potersi riappacificare né tra loro né con me.

Mio padre, si, insomma, i gemelli siamesi, hanno utilizzato ogni sua, loro, risorsa per rimanere fermi nello stesso punto fino alla morte, che forse era il massimo che si potesse chiedere.

Jair fermavala mano armata di Giorgio, vedevo il coltello, ma non arrivava la coltellata. 

Loro hanno vissuto nel desiderio impossibile di essere un padre giusto e di non assassinare la figlia, odiandosi per quel desiderio, di padre giusto e di eliminarmi, e io con la coscienza di non essere salvata dall’amore, bensì dalla legge, o da jair, che più o meno siamo lì. 

Anna Segre